Facciamo l’albero. Informazioni per un Natale sostenibile

Con il Natale alle porte, come ogni anno, l’albero di Natale fa il suo ingresso trionfale. Case, negozi, uffici e centri commerciali, così come le piazze delle città, vengono decorate con alberi di diversa grandezza e materiale.

Ma quanto costa in termini di carbon footprint la tradizione dell’albero di Natale? È meglio scegliere un albero naturale o uno artificiale? Vediamo, numeri alla mano, quale delle due soluzioni è migliore

Albero Naturale.

Secondo il Carbon Trust, un albero naturale utilizzato un solo anno e in seguito trasformato in segatura o bruciato come legna da ardere ha un’impronta di carbonio di 3,5 kg di CO2. Se lo stesso albero finisce a decomporsi in una discarica, invece, la sua impronta aumenta fino a 16 kg di CO2 per la grande quantità di gas metano emesso durante la decomposizione.

Diversi i dati di una ricerca del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze che evidenziano come la produzione di un albero naturale di 1,80m comporti l’emissione di 0,522 kg di CO2. Occorre tuttavia tenere conto della sua provenienza: un albero che ha viaggiato a lungo avrà necessariamente un impatto ambientale molto più alto di un albero cresciuto, tagliato ed utilizzato nelle vicinanze.

La scelta di un albero naturale comporta tutta una serie di vantaggi, non da ultimo il fatto che vengono coltivati in aree montane che altrimenti resterebbero incolte. La presenza di coltivazioni di abeti consente di mantenere la stabilità idrogeologica di aree altrimenti a rischio. Tenere il terreno coltivato e costantemente pulito da rovi ed erbacce riduce sia il pericolo di frane che di incendi

Albero artificiale.

La scelta di un albero artificiale comporta nell’immediato una carbon footprint decisamente maggiore: secondo il Carbon Trust, infatti, un albero artificiale di 1,90 metri di altezza è responsabile di circa 40 kg di CO2. CO2 che deriva sia dalla plastica con cui è realizzato che dai processi produttivi. Ma anche dal lungo tragitto che solitamente deve fare per giungere dalle fabbriche fino alle nostre case. Considerando questi dati, va da sé che, perché la sua impronta carbonio sia migliore di quella di un albero naturale, un albero artificiale secondo il Carbon Trust deve essere utilizzato per almeno 12 anni.

Anche in questo caso i dati del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze sono leggermente differenti: si calcola infatti una carbon footprint di circa 19,40 Kg di CO2 per un albero artificiale alto 1,80m senza contare le emissioni legate al trasporto.

È evidente in ogni caso come un albero artificiale abbia una impronta decisamente maggiore rispetto a quelli naturali. Perché l’albero artificiale abbia un bilancio inferiore rispetto alla scelta degli abeti naturali dovrebbe essere usato per troppi anni, anche ammettendo che si tagli ogni anno un albero nuovo. Secondo i calcoli del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze andrebbe riutilizzato per ben 37 anni. Un arco di vita decisamente troppo lungo per essere credibile.

Naturale vs. Artificiale. Anche una questione di fine vita.

Altro elemento da prendere in considerazione nella scelta di un albero di Natale è il suo fine vita. Fattore da non trascurare quando si parla di economia circolare!

Un albero naturale, che sia bruciato o abbandonato in discarica, è totalmente biodegradabile e, sebbene alcune opzioni siano migliori di altre in termini di carbon footprint, in generale è una scelta che non danneggia l’ecosistema.

Un albero artificiale, d’altro canto, presenta il problema dello smaltimento. Realizzati in plastiche di vario tipo, gli alberi artificiali non sono biodegradabili e spesso non sono neanche riciclabili. Abbandonati in discarica, impiegano circa 200 anni a degradarsi contribuendo anche al pericoloso fenomeno dell’inquinamento da microplastiche.  E quando sono riciclabili, generano comunque grandi quantità di CO2 nel corso della lavorazione perché contengono sottoprodotti del petrolio.

Poche regole per la scelta di un albero sostenibile

La scelta di un albero naturale, purché fatta con attenzione, è dunque quella che a conti fatti sembra essere la più vantaggiosa per l’ambiente. Un albero naturale rilascia una quantità di CO2 decisamente inferiore rispetto a quello artificiale e, va detto, nel corso di tutta la sua vita contribuisce a rimuovere CO2 dall’aria grazie al processo di fotosintesi.

Esistono però delle regole per minimizzare la carbon footprint di un albero di natale naturale, vediamo quali sono:

  • L’albero va scelto, ove possibile, da coltivazioni locali. Gli spostamenti, soprattutto se lunghi, contribuiscono ad alzare notevolmente le emissioni di CO2.
  • Bisogna fare attenzione che provenga da coltivazioni a sviluppo sostenibile che prevedano l’uso di pochi fertilizzanti e pesticidi.
  • Bisogna acquistare consapevolmente evitando alberi di dubbia provenienza per non incentivare la deforestazione.
  • Vaso e decorazioni vanno riutilizzate anno dopo anno per abbattere la carbon footprint.
  • Scegliere sempre un albero completo di radici, nella speranza che possa sopravvivere. Si stima che solo il 10% degli alberi di natale riesca ad arrivare all’anno successivo ma, in caso di sopravvivenza, le emissioni annuali di CO2 legate a quell’albero diminuiscono notevolmente.
  • Fare attenzione al fine vita dell’albero. Meglio trasformarlo in segatura o bruciarlo piuttosto che lasciarlo a decomporsi nel terreno.

Considerazioni forse semplici ed intuitive ma che vanno ribadite con forza per ricordarci che è possibile vivere in maniera sostenibile ogni aspetto delle nostre vite, anche le festività natalizie!