Raccolta differenziata del tessile. Italia prima in Europa

Raccolta differenziata del tessile. Italia prima in Europa

A partire dal I Gennaio 2022 scatta l’obbligo per i comuni italiani di effettuare la raccolta differenziata del tessile. In questo modo il nostro paese gioca d’anticipo sulla tabella di marcia dell’Unione Europea che stabilisce al 2025 l’obbligo di raccolta differenziata del tessile negli stati membri.

Il Decreto legislativo 116/2020 accoglie con tre anni di anticipo gli obiettivi vincolanti inseriti nel pacchetto di direttive sull’economia circolare dell’unione Europea del 2018.

Raccolta differenziata del tessile, stato dell’arte

Secondo i dati della Comunità Europea, il comparto tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di CO2. Ma non solo: il settore tessile sarebbe responsabile del 35% dell’inquinamento totale da microplastiche. Dati importanti che hanno spinto il legislatore a prevedere un corretto percorso di recupero e riciclo per le fibre tessili.

Secondo i dati  Ispra i rifiuti tessili incidono per il 5,7% sul totale dei rifiuti a discarica, per la ragguardevole somma di 663mila tonnellate annue. Scarti che, se correttamente differenziati e riciclati potrebbero diventare un valore. Attualmente in Italia si raccolgono circa 2,6kg l’anno pro capite di tessuti ed il 70% dei comuni ha già attivato la raccolta differenziata con il Nord che ricicla più del Centro Sud. La disuguaglianza nella raccolta andrà colmata quanto prima per far fronte all’obbligo scattato con il primo gennaio.

Problemi di un’Italia a due velocità

Secondo i dati dell’Ispra l’obbligo di raccolta porterà dalle 143 mila tonnellate del 2020 a circa 830 mila tonnellate quando la raccolta sarà implementata al 100%. Numeri importanti soprattutto se si considera che solo il 45% dei tessuti raccolti viene effettivamente riciclato o riutilizzato. Una quantità bassa per via sia della mancanza di adeguati impianti di riciclo sia per la scarsa qualità dei tessuti raccolti, problema che diventa via via più ingente grazie alla diffusione dei tessuti provenienti dai negozi del fast fashion e di difficile recupero.

Proprio per far fronte a questi limiti occorre prevedere adeguati impianti di raccolta e riciclo, come già da anni sono presenti nel distretto tessile di prato, ma è anche necessario intervenire a monte. Perché la gestione degli scarti tessili diventi sostenibile occorre responsabilizzare da un lato i produttori rendendoli partecipi di tutto il ciclo vita dei tessuti e dall’altro i consumatori perché facciano scelte di acquisto ecologicamente responsabili